L’architetto che ha curato il restauro: Massimo Raschiatore

Massimo Raschiatore

Il progetto di restauro è stato curato dall’Architetto Massimo Raschiatore, con la supervisione della Soprintendenza Archeologica, data la natura storica dell’opera.

Durante tutta la fase di scavo, che ha interessato gli spalti fino alla base millenaria della struttura, due archeologici hanno assistito le operazioni di rinvenimento di numerosi reperti: “Il primo impatto con La Rocca è stato stupefacente. Un amore a prima vista – ci racconta l’architetto – Fin da subito però era evidente che la sfida non sarebbe stata delle più semplici. Per capirlo bisogna guardare le foto dell’avanzato stato di abbandono in cui si trovava la Rocca di Arignano. Per questo sono felice che la proprietà abbia deciso di dedicare un’ala della struttura alla memoria storica dei lavori fatti”.

Il 2017 è stato l’anno dello studio su carta grazie ai rilievi strumentali, fotogrammetrici e con l’ausilio di un georadar, che hanno permesso di ricostruire la stratigrafia della Rocca. L’edificio infatti è composto da tre livelli di edificazione, una del 1100, una del 1200 ed una del 1400. Nel 1400 è stato eretto il corpo di fabbrica centrale, interno rispetto ai bastioni, quello dove attualmente si trovano tutti gli ambienti abitati, che all’epoca però non fu mai ultimato. Ci sono molti indizi che raccontano di una storia interrotta. Come gli inviti delle due torri angolari, ben visibili dalla passeggiata sui bastioni, che sembrano una rimanenza a seguito di un abbattimento, ma che in realtà sono la testimonianza di un’interruzione.

Massimo Raschiatore

A differenza di tutti gli altri edifici medievali che troviamo in Piemonte, dove ci sono sempre delle contaminazioni risalenti al 1600 o al 1700, qui non c’è nulla che riconduca a quel periodo. La Rocca è rimasta dormiente dal 1400. In questo è uno dei più rari esempi di architettura medievale incontaminata dal passaggio dei secoli”.

Un lavoro certosino è stato fatto su tutte le murature, a partire dalla spazzolatura dei mattoni, fino al ripristino delle malte e delle parti mancanti. Sono stati mantenuti, dove possibile, i piccoli arbusti incastonati nelle murature, tra cui anche piante di capperi, ormai diventati un tutt’uno con la Rocca e simbolo ben augurale di ostinata resistenza.

Sentivo la responsabilità etica e professionale, in quanto architetto, di prestare il massimo rispetto nei confronti di un manufatto così antico e meraviglioso. Volevamo dare continuità al suo passato, e tutte le scelte progettuali vertevano su questo. Nulla è stato fatto in antitesi o in rottura”.

I nuovi volumi, come il corpo ascensore, sono stati studiati in modo tale da integrarsi nell’impianto architettonico. La sua presenza, infatti, fa da contrappunto al torrione esistente, andando ad equilibrare l’aspetto generale della Rocca. L’interno dei bastioni è stato liberato dai terrapieni e destinato a spazi di servizio come le ampie cucine o la cantina.

Bisogna considerare però che il grosso del lavoro non sono le sistemazioni dei singoli ambienti. Bisogna guardare molto più a fondo. Ci sono stati adeguamenti strutturali importanti, abbiamo creato ex novo i solai su cui poggia una delle due sale eventi e quello superiore che fa da terrazza al piano delle camere. Dal punto di vista impiantistico, adeguare una struttura millenaria alle attuali normative, non è stato per nulla semplice”.

Le pavimentazioni, l’illuminazione e gli arredi, seguono tutte un filo conduttore che è quello dell’originalità e del recupero. Basta guardare il legno che si trova ovunque in tutti gli ambienti della Rocca. L’essenza utilizzata per i pavimenti, per gli arredi, per le porte e per i rivestimenti delle pareti è stata trattata e resa di un colore così scuro, quasi nero, a seguito di studi fatti su edifici che avevano una storia simile alla Rocca e che presentavano queste finiture.

Mi auguro che la cittadinanza si riappropri di questo edificio. Immagino quanti papà e quanti nonni una volta giocavano intorno a queste mura, ed oggi possono finalmente visitare la Rocca e farla conoscere ai loro figli e nipoti. Questo restauro ha trasformato un edificio una volta dismesso in un bene collettivo.

I numeri del cantiere

  • Il cantiere, iniziato nell’ottobre del 2018, è terminato a marzo 2021
  • 759 mq di facciate esterne restaurate
  • 750 mc di scavo
  • 136 kg di ferro da armatura
  • 293 mc di calcestruzzo, pari a 645 tonnellate

Condividi su

Copia il collegamento

Copia